E’ facile dire: “Adesso ti spiego cos’è lo Scarsus”, il difficile viene quando ti metti a sedere con un foglio bianco davanti e d’un tratto ti si anellano nella mente ricordi più e meno belli di 14 anni di torneo, e non di un torneo qualunque, ma IL TORNEO, perché come dice il mio amico fraterno Toldo: “Il bambino italiano cresce giocando a calcio sognando di vincere il mondiale, ma il bambino di Calisese cresce sognando di vincere il TORNEO SERALE !”
Dicendo 14 anni di torneo non mi sono sbagliato, i più attenti avranno notato che sono 15 gli anni passati dalla RIFONDAZIONE SCARSUS, ad opera dei miei cari amici Drada, Giorgio, Torri quello grosso e Widmer (per il Gigio Wilmer), infatti nonostante venni contattato per giocare in quella storica fondazione, cause di forza maggiore me lo impedivano (il mio babbo diceva che ero troppo piccolo…) e così mi aggregai alla combriccola l’anno dopo, siamo nel 1995.
Non mi sembrava vero di poter calcare lo stesso terreno di gioco dei miei miti calcistici da bambino, quando con la bandiera attaccata alla canna scendevo al campino (quello vero, senza recinzioni), per tifare i mitici VIDLOUN.
Gli anni passano veloci, le maglie cambiavano a seconda di chi ce le prestava, un anno Fagioli Giorgio (ovviamente rosso-nere), un anno Bigoia ( bianco-azzurre), ma in noi rimaneva immutato lo spirito di aggregazione, il volersi bene e la voglia di divertirsi nonostante le caterve di gols presi.
Piano piano però ci rendemmo conto che i gol presi iniziavano ad essere sempre meno, e arrivò l’anno della prima classificazione ai quarti di finale.
Che gioia fù quella, forse la più bella, ci rendemmo conto infatti di non essere più la squadra materasso, ma che potevamo aspirare a qualcosa di più…
Gli aneddoti da ricordare sono troppi,,,si va dalla prima semifinale persa contro i mitici VOGATORI di mio fratello e dei futuri Scarsus Giova e K, alle epiche sfide contro Donadour o Classe.
Scrivendo questi nomi un po’ di amarezza mi prende, rendermi conto che vuoi per l’età che avanza o per i giovani che preferiscono giocare tornei più lucrosi, siamo oramai l’unica squadra con un’identità ben definita, basta buttare l’occhio sul calendario degli ultimi anni per rendersi conto che ormai non sai contro chi giochi, in quanto il nome della squadra lo danno gli sponsor, e non c’è niente di più sbagliato, ricordo bene quando a costo di pagare di tasca nostra l’inscrizione decidemmo di mettere il nostro amato nome.
L’apice della nostra avventura lo raggiungemmo nell’anno di grazia 2001 quando centrammo l’obbiettivo che fino a pochi anni prima non riuscivamo neanche a immaginare, VINCERE IL TORNEO…fù festa vera…
Ricordo gli occhi più increduli che felici dei miei amici dopo il fischio finale, le lacrime di Drada che da anni sentiva dire che con lui in porta non avremmo mai vinto.
Mi ricordo anche la festa a casa mia sotto il portico, in cui ci sputtanammo senza ritegno tutto quello che avevamo vinto in una mangiata alla quale parteciparono amici vicini e lontani, giocatori avversari e anche qualche imbucato…
MEMORABILE fù il momento dei digestivi quando ci sgargarozzammo 10 litri di limoncino fatto dalla mia mamma.
Ma nonostante quella vittoria mi inorgoglise il fatto di non essere mai stati considerati squadra antipatica, è facile diventarlo quando inizi a vincere.
Forse questo è dovuto al fatto che gli avversari vedono in noi quello star bene insieme, quel gusto di prendersi vicendevolmente per il culo, ma sempre senza cattiveria, e forse in fondo un po’ ci invidiano…
Voglio anche sottolineare che lo Scarsus non è soltanto il ragazzo che scende in campo, lo sono anche i tanti amici che puntualmente vengono a sostenerci, prime su tutte le nostre mitiche Ragazze Scarsus, capitanate a suon di urli e moccoli (il più delle volte rivolti agli arbitri, ovviamente) dalla mia Dany (anche se adesso ha il suo bel daffare) e dalla mitica Erica.
Vorrei anche sottolineare che negli Scarsus non hanno mai giocato dei fenomeni da baraccone tipo “quello che gioca in prima” o “il portiere del Cesena primavera” ecc…in quanto i requisiti per far parte degli Scarsus sono ben altri: lo spirito di sacrificio, voglia di non mollare mai, e se sei bello non guasta (Ricky fu acquistato solo per far vendere più magliette ndr.)
Ma essere Scarsus è anche scuola di vita, ti può far capire qual è la tua strada, alcuni esempi: Giovanni Neri (dopo il rigore sbagliato in semifinale contro Soda ha intrapreso una brillante carriera da agricoltore, nonché cantoniere).
Cozza (dopo il tentativo di assalire un arbitro si è dato al cicloturismo con buoni risultati.)
Teschio (dopo una grande stagione nell’anno della vittoria, è sparito…)
Qualche aneddoto “dietro le quinte”:
In primis il grande Aldo che si fa la barba dopo ogni partita…pulito!
Casa che con le sue interviste impossibili (anche in argentino) di frasi fatte ci fa sbellicare…guascone
Torri Gianluca che alla domanda: “Mister, come giochiamo?” puntualmente rispondeva “Ad scours…palle lunghe e pedalare!”…saggio
Il grande Lucio che prima di ogni partita importante ci tranquillizzava dicendo “…non sono il Real Madrid o fenomeni paranormali”…profetico
Mister Andrea Torri che non manca mai di darci la carica con i suoi aneddoti strappalacrime o con il più conciso “il calcio è uno sport dinamico!”…acuto
Toldo che vivacchia per il campo tutto l’anno ma che quando arriva il torneo si trasforma in Pietro Mennea de noaltri…generoso
Mone che strapperebbe a morsi i garetti di qualsiasi avversario abbia la brillante idea di avvicinarsi alla nostra porta…polmone d’acciaio
Widmer che se solo non avesse la voce di un dodicenne farebbe tremare qualsiasi arbitro o avversario solo con un’occhiataccia…gigante buono
Così come per i miei compagni per me, indossare la mitica maglia Scarsus equivale ad una scossa elettrica, il cuore inizia a battere e l’adrenalina sale, è forse per questo che dicono che in campo sembro un altro, ma per uno che non ha mai giocato a calcio, e per calcio intendo quello vero, quello da “campino”, non quello del gel nei capelli e prato all’inglese, ma quello dei sassi e buche nel campo, da scarpini rotti attaccati con il nastro, è difficile capire.
Ma con tutte queste belle parole non pensiate che uno Scarsus sia un bamboccione da “porgi l’altra guancia”, tutt’altro, se gli dai una stecca di sicuro non piange con l’arbitro, ma stai pur certo che da lì a fine partita la ricevi indietro con gli interessi.
Forse mi sono dilungato troppo, sicuramente qualche bella massima l’ho persa per la strada, ma credo che una testimonianza da uno che “Scarsus” lo è tutto l’anno da tanti anni era dovuta, se non altro al mio caro amico Drada che da anni si sbatte insieme a me e agli altri della vecchia guardia per non far morire il nostro beneamato “ SPIRITO SCARSUS”.
In un mondo in rovina pochi uomini in piedi…Scarsus ultimo ideale.
Dicendo 14 anni di torneo non mi sono sbagliato, i più attenti avranno notato che sono 15 gli anni passati dalla RIFONDAZIONE SCARSUS, ad opera dei miei cari amici Drada, Giorgio, Torri quello grosso e Widmer (per il Gigio Wilmer), infatti nonostante venni contattato per giocare in quella storica fondazione, cause di forza maggiore me lo impedivano (il mio babbo diceva che ero troppo piccolo…) e così mi aggregai alla combriccola l’anno dopo, siamo nel 1995.
Non mi sembrava vero di poter calcare lo stesso terreno di gioco dei miei miti calcistici da bambino, quando con la bandiera attaccata alla canna scendevo al campino (quello vero, senza recinzioni), per tifare i mitici VIDLOUN.
Gli anni passano veloci, le maglie cambiavano a seconda di chi ce le prestava, un anno Fagioli Giorgio (ovviamente rosso-nere), un anno Bigoia ( bianco-azzurre), ma in noi rimaneva immutato lo spirito di aggregazione, il volersi bene e la voglia di divertirsi nonostante le caterve di gols presi.
Piano piano però ci rendemmo conto che i gol presi iniziavano ad essere sempre meno, e arrivò l’anno della prima classificazione ai quarti di finale.
Che gioia fù quella, forse la più bella, ci rendemmo conto infatti di non essere più la squadra materasso, ma che potevamo aspirare a qualcosa di più…
Gli aneddoti da ricordare sono troppi,,,si va dalla prima semifinale persa contro i mitici VOGATORI di mio fratello e dei futuri Scarsus Giova e K, alle epiche sfide contro Donadour o Classe.
Scrivendo questi nomi un po’ di amarezza mi prende, rendermi conto che vuoi per l’età che avanza o per i giovani che preferiscono giocare tornei più lucrosi, siamo oramai l’unica squadra con un’identità ben definita, basta buttare l’occhio sul calendario degli ultimi anni per rendersi conto che ormai non sai contro chi giochi, in quanto il nome della squadra lo danno gli sponsor, e non c’è niente di più sbagliato, ricordo bene quando a costo di pagare di tasca nostra l’inscrizione decidemmo di mettere il nostro amato nome.
L’apice della nostra avventura lo raggiungemmo nell’anno di grazia 2001 quando centrammo l’obbiettivo che fino a pochi anni prima non riuscivamo neanche a immaginare, VINCERE IL TORNEO…fù festa vera…
Ricordo gli occhi più increduli che felici dei miei amici dopo il fischio finale, le lacrime di Drada che da anni sentiva dire che con lui in porta non avremmo mai vinto.
Mi ricordo anche la festa a casa mia sotto il portico, in cui ci sputtanammo senza ritegno tutto quello che avevamo vinto in una mangiata alla quale parteciparono amici vicini e lontani, giocatori avversari e anche qualche imbucato…
MEMORABILE fù il momento dei digestivi quando ci sgargarozzammo 10 litri di limoncino fatto dalla mia mamma.
Ma nonostante quella vittoria mi inorgoglise il fatto di non essere mai stati considerati squadra antipatica, è facile diventarlo quando inizi a vincere.
Forse questo è dovuto al fatto che gli avversari vedono in noi quello star bene insieme, quel gusto di prendersi vicendevolmente per il culo, ma sempre senza cattiveria, e forse in fondo un po’ ci invidiano…
Voglio anche sottolineare che lo Scarsus non è soltanto il ragazzo che scende in campo, lo sono anche i tanti amici che puntualmente vengono a sostenerci, prime su tutte le nostre mitiche Ragazze Scarsus, capitanate a suon di urli e moccoli (il più delle volte rivolti agli arbitri, ovviamente) dalla mia Dany (anche se adesso ha il suo bel daffare) e dalla mitica Erica.
Vorrei anche sottolineare che negli Scarsus non hanno mai giocato dei fenomeni da baraccone tipo “quello che gioca in prima” o “il portiere del Cesena primavera” ecc…in quanto i requisiti per far parte degli Scarsus sono ben altri: lo spirito di sacrificio, voglia di non mollare mai, e se sei bello non guasta (Ricky fu acquistato solo per far vendere più magliette ndr.)
Ma essere Scarsus è anche scuola di vita, ti può far capire qual è la tua strada, alcuni esempi: Giovanni Neri (dopo il rigore sbagliato in semifinale contro Soda ha intrapreso una brillante carriera da agricoltore, nonché cantoniere).
Cozza (dopo il tentativo di assalire un arbitro si è dato al cicloturismo con buoni risultati.)
Teschio (dopo una grande stagione nell’anno della vittoria, è sparito…)
Qualche aneddoto “dietro le quinte”:
In primis il grande Aldo che si fa la barba dopo ogni partita…pulito!
Casa che con le sue interviste impossibili (anche in argentino) di frasi fatte ci fa sbellicare…guascone
Torri Gianluca che alla domanda: “Mister, come giochiamo?” puntualmente rispondeva “Ad scours…palle lunghe e pedalare!”…saggio
Il grande Lucio che prima di ogni partita importante ci tranquillizzava dicendo “…non sono il Real Madrid o fenomeni paranormali”…profetico
Mister Andrea Torri che non manca mai di darci la carica con i suoi aneddoti strappalacrime o con il più conciso “il calcio è uno sport dinamico!”…acuto
Toldo che vivacchia per il campo tutto l’anno ma che quando arriva il torneo si trasforma in Pietro Mennea de noaltri…generoso
Mone che strapperebbe a morsi i garetti di qualsiasi avversario abbia la brillante idea di avvicinarsi alla nostra porta…polmone d’acciaio
Widmer che se solo non avesse la voce di un dodicenne farebbe tremare qualsiasi arbitro o avversario solo con un’occhiataccia…gigante buono
Così come per i miei compagni per me, indossare la mitica maglia Scarsus equivale ad una scossa elettrica, il cuore inizia a battere e l’adrenalina sale, è forse per questo che dicono che in campo sembro un altro, ma per uno che non ha mai giocato a calcio, e per calcio intendo quello vero, quello da “campino”, non quello del gel nei capelli e prato all’inglese, ma quello dei sassi e buche nel campo, da scarpini rotti attaccati con il nastro, è difficile capire.
Ma con tutte queste belle parole non pensiate che uno Scarsus sia un bamboccione da “porgi l’altra guancia”, tutt’altro, se gli dai una stecca di sicuro non piange con l’arbitro, ma stai pur certo che da lì a fine partita la ricevi indietro con gli interessi.
Forse mi sono dilungato troppo, sicuramente qualche bella massima l’ho persa per la strada, ma credo che una testimonianza da uno che “Scarsus” lo è tutto l’anno da tanti anni era dovuta, se non altro al mio caro amico Drada che da anni si sbatte insieme a me e agli altri della vecchia guardia per non far morire il nostro beneamato “ SPIRITO SCARSUS”.
In un mondo in rovina pochi uomini in piedi…Scarsus ultimo ideale.
Marco Zavalloni (Scarsus dal 1995)
6 commenti:
...personalmente mi sono vistosamente commosso, Zava hai centrato esattamente cos'è lo spirito Scarsus
MI SONO COMMOSSA.
GRAZIE DELLA CITAZIONE.
SONO ORGOGLIOSA DI VOI, E DI ESSERCI A SOSTENERVI DALLA RIVAZZA.
SCARSUS E' BELLO E BUONO!
Erica
bravo zava...
sono scarsus da soli due anni..ma mi sento come se lo fossi sempre stato..
busetti lecca culo
da parte del mio giocatore sloveno preferito(zahovic)non potevo aspettarmi una disamina diversa...la crisalide è effimera,l'amicizia vera rimane per sempre...
e che ronaldinho...quest se cl'è zughì a palon! Siete dei bravi ragazzi!
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